So bene che non ha niente di scientifico e magari a qualcuno sembrerà una riflessione sconcertante o, peggio!, una considerazione new age già un po’ superata ma io credo moltissimo nelle energie. Ci sono luoghi bellissimi ma spettrali e veramente inquietanti che comunicano una sensazione di disagio e voglia di scappare prima possibile mentre altri luoghi, apparentemente analoghi o anche meno belli, che ci calamitano, fermano il tempo come se dovessimo stare lì per sempre. Sono certa che questa energia derivi dalle impalpabili ma tenaci tracce lasciate da chi ha abitato a lungo nei luoghi in questione, più o meno felicemente. Questi fantasmi non si vedono naturalmente ma si sentono e sono capaci, secondo me di influenzare anche lo stato d’animo di chi entra inconsapevolmente in contatto con loro.

A villa Malaguzzi i fantasmi non si contano. Generazioni di Malaguzzi si sono avvicendate lasciando le loro tracce che stratificandosi hanno creato un clima straordinario, carico di una serenità superiore, di una singolare gioiosa benevolenza.

Fra i più recenti spicca il carismatico spettro di Giuseppina Comboni, per noi la zia Pina.

Questa signora milanese dai tratti del volto spigolosi, non belli ma decisamente personali, aveva sposato lo zio Agostino, l’aviatore, un matrimonio d’amore e grandissima affinità. Dotata di grande vivacità e di una curiosità infantile conservata inalterata fino al suo noventasettesimo e ultimo compleanno, la zia Pina era una donna capace di divertirsi e appassionarsi. Condivideva con il marito Agostino la passione per le corse in macchina, il pattinaggio a rotelle e i viaggi. La musica era stata l’occasione del loro incontro e fu il cemento della loro unione. Si incontrarono negli anni ’40 a Milano. Il padre di Giuseppina lavorava a La voce del Padrone, un’antica casa discografica milanese, ove per qualche tempo fu impiegato lo zio Agostino, ragioniere contabile oltre che aviatore. Agostino era un uomo elegante, un po’ timido ma bonario e dotato di un certo humour oltre che di interesse per la tecnologia e per l’arte. La musica lirica era una passione di entrambi, soprattutto le opere di Puccini che la zia ascoltava ancora, in tarda età. Le note, riprodotte a tutto volume (per la sordità senile) dal vecchio grammofono del salottino privato, risuonavano per tutta la sala caminada, ad ogni ora del giorno.

A villa Malaguzzi gli spiriti di Giuseppina e Agostino aleggiano ancora, benevoli e affettuose presenze sorvegliano con affabile attenzione i festeggiamenti degli sposi.