Se vi siete chiesti per quale motivo le sale del piano nobile abbiano i nomi femminili di Giuseppina e Silvia preceduti dal termine donna, ecco qui la spiegazione.

Donna Giuseppina è Giuseppina Comboni, la moglie del prozio Agostino e l’ambinete che direttamente si affaccia sulla Caminada era il suo quartier generale composto di bagno e camera da letto che attraverso un passaggio tutt’ora esistente comunicava con il salottino privato e la cucina (oggi di servizio).

La zia Pina, è stata un personaggio fondamentale nella storia della villa e uno dei grandi fantasmi che ancora la abitano. Le due pareti della sala dedicata alla frizzante prozia ornate di scenografiche decorazioni riesumate da una cantina, sono state coperte di piatti trovati nel grande armadio in cui conservava con cura cristalli e porcellane, gloriosi resti dei momenti più festosi della vita della villa. Identici per forma e decoro i piatti facevano parte di un servizio di Richard dell’Ottocento che doveva contare decine di pezzi. Il decoro a fiorellini rosa non è quello sontuoso del servizio da occasioni speciali ma ha il fascino discreto di quello che, in una casa nobile, si usava tutti i giorni. Questo è il motivo che mi ha spinto a ‘mettere in salvo’ ed esporre queste reliquie: raccontano la storia della famiglia più di qualunque altro cimelio e la cura con cui la prozia le ha conservate.

Alla fine del lungo e complesso lavoro di ridefinizione degli ambienti e recupero di arredi e decorazioni, ho pensato di essermi guadagnata il privilegio di chiamare con il mio nome la sala, dello stesso piano, nella quale alloggiavo durante le estati trascorse a Cividate. Prima che la occupassi io quella era l’antica biblioteca. I libri sono sempre stati importantissimi per i miei antenati. Non so se questo amore per la cultura avesse qualcosa a che vedere con l’antico legame di parentela fra i Malaguzzi di Val Camonica e i Malaguzzi di Reggio Emilia, la famiglia materna di Ludovico Ariosto o semplicemente fosse considerato un segno identitario del lignaggio, sta di fatto che tutti i ritratti degli antenati li mostrano con un libro in mano e che numerosissimi sono ed erano i libri presenti in casa. Io stessa ne posseggo molti e ne ho scritto qualcuno. Così ho deciso di dare alla sala quella connotazione e, quando non serve ai miei ospiti, mi piace usarla per leggere e scrivere.

Dimenticavo: e il titolo Donna? E’ un rimando al titolo nobiliare cui si fa riferimento nel testamento dell’antenato seicentesco, Agostino, il quale specifica come alla famiglia sia stato concesso il diritto di premettere ai nomi dei membri di sesso maschile l’epiteto NH (nobil huomo) e a quelli di sesso femminile Donna.